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mercoledì 11 dicembre 2013

Un classico del giallo

Il nome della Rosa è tante cose. Difficile da ridurre ad una unica chiave di lettura. Ma sicuramente è anche un saggio sulla tecnica investigativa. "Adso," disse Guglielmo, "Risolvere un mistero non è la stessa cosa che dedurre da principi primi. E non equivale neppure a raccogliere tanti dati particolari per poi inferirne una legge generale. Significa piuttosto trovarsi di fronte a uno, o due, o tre dati particolari che apparentemente non hanno nulla in comune, e cercare di immaginare se possano essere tanti casi di una legge generale che non conosci ancora, e che forse non è mai stata enunciata". Viene alla mente il paradigma indiziario con cui Carlo Ginzburg distingue il metodo abduttivo, proprio dell'investigatore, da quello deduttivo e induttivo. E poi è anche un libro che spiega la grande passione dei nostri tempi per i libri gialli. "E io invece trovo il diletto più gaudioso nel dipanare una bella e intricata matassa. E sarà ancora perché in un momento in cui, come filosofo, dubito che il mondo abbia un ordine, mi consola scoprire, se non un ordine, almeno una serie di connessioni in piccole porzioni degli affari del mondo"

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